venerdì 4 maggio 2012

San Michele aveva un gallo, ma noi l'abbiamo venduto a qualcun altro.




Nel 1976 dopo qualche travaglio per la produzione e la distribuzione è uscito un film intitolato “San Michele aveva un gallo” di Paolo e Vittorio Taviani. La storia narra di un rivoluzionario che nel 1870 con un atto dimostrativo cerca di dare il grano ai cittadini senza fargli pagare le tasse, ma lo popolazione non comprende il suo gesto e lo fa arrestare. Una volta condannato all’ergastolo passa il resto della sua vita a confortarsi pensando che il suo gesto sia servito a mettere le basi per la rivoluzione e che i giovani sovversivi lo ringrazieranno. Passano gli anni e durante il traferimento da una prigione all’altra ha modo di parlare con due compagni più giovani, i quali anzichè lodarlo denigrano il suo operato tipico dei primi rivoluzionari, l’uomo distrutto si lascerà a quel punto morire.
Il film non è che la metafora molto esplicita della contrapposizione tra socialismo utopistico e socialismo scientifico, delle critiche che all’epoca il primo svolse al secondo. Ma può essere anche la metafora, meno esplicita, delle diverse correnti di protesta che a partire dal 1968 avevano sconvolto l’Italia post-bellica: risultava ormai obsoleta la pura utopia, così come slogan tipo “immaginazione al potere” e si pensava di andare verso una maggior pragmaticità.
Insomma un film ben girato ben recitato, che omaggia i bellissimi paesaggi italiani (dall’iniziale Città della Pieve alla finale laguna Veneziana) e che disegna un’epoca in maniera intelligente e delicata. Uno di quei film che non andrebbe dimenticato insomma.
Eppure in Italia non è reperibile, non è commerciabile, non c’è, non lo trovi. Lo puoi però trovare in Spagna! Sì i cari cugini spagnoli hanno questo film nonostante nella produzione ci sia anche la Rai..buffo no? Ma non ci meravigliamo neanche troppo, perchè va ad aggiungersi alla lunghissima lista dei talenti sprecati. Sì perchè trovo che dimenticare un film del genere sia simile a far andare i monumenti in rovina o “sfruttarli” male (il foro romano ha lo stesso numero di visitatori del Mtropolitan Mseum di New York ma la metà del fatturato), simile alla dispersione dei cervelli (se ne vanno gli scienziati e persino gli artisti). Insomma è un piccolo grande punto in meno nella nostra storia e nella nostra cultura che invece di essere ricordate e celebrate vengono più facilmente sotterrate o trattate come un peso, quando in realtà, a parer mio, assomigliano di più ad una risorsa.

(questo post era presente nel mio altro blog, è stato scritto il 13/4/2011)

Nessun commento:

Posta un commento